Villa Ottelio Savorgnan sul fiume Stella ad Ariis di Rivignano

Arte come artifizio o come creazione?

opera di arte si fa per direCaro lettor serale,

sappiamo che per il Greci antichi l’arte era la tèkne, da cui tecnica, e anche Michelangelo si definiva artifex, cioè artigiano, senza che ciò fosse scandaloso. Siamo noi ai nostri tempi che abbiamo bisogno di una particolare allure per definirci artisti, creativi, o addirittura creatori, quasi novelli dei. Figuriamoci.

Richard Sennett ha scritto un meraviglioso saggio socio-filosofico su “L’Uomo artigiano”, fondando l’intelligenza umana e  il suo sviluppo sul progressivo uso della mano e del pollice opponibile da parte degli ominidi da cui deriviamo tutti noi, anche se ancora paleo-umani.

Giulio Giorello ha il merito di smascherare questa allure quando parla di verità delle cose, sulle tracce di Pirrone di Elide, di Cartesio, Galileo e Spinoza, che non pensavano a una verità facilmente coglibile, ma sempre meritevole di ulteriore ricerca. Questo per quanto concerne il metodo scientifico che avanza per prove ed errori: “La scienza insegna come vadia il cielo non come si vadia in cielo“, scriveva il “maligno pisano” (definizione di Carlo Emilio Gadda) alla duchessa Cristina di Lorena, ma Galileo da Arcetri era un buon cristiano, e questo lo sapeva anche il cardinale Bellarmino. La skepsis, cioè la ricerca, fonte dello scetticismo, niente ha a che vedere con un relativismo che non crede in nulla di fondamentale.

Tutta ‘sta premessa per fare forse un poco ridere il mio paziente lettore. State un po’ a sentire, dal web di qualche giorno fa “Al Museion di Bolzano le addette alle pulizie hanno rimosso un’opera d’arte, pensando che le bottiglie, bicchieri e ghirlande sparse fossero i resti di una festa. Si trattava invece dell’opera Dove andiamo a ballare questa sera delle artiste Goldschmied & Chiari. I precedenti illustri ci sono tutti, da Joseph Beuys a Duchamp, ironizza Museion su Facebook. L’opera, finita nella raccolta differenziata, verrà (PURTROPPO, nota mia) riallestita al più presto, promette (MINACCIA, direi io) il museo.

Nulla v’è da aggiungere se non che la concept art è spesso quello che Fantozzi disse (ingiustamente) del grande film di Eizsentein La corazzata Potemkin. E così seguiamo rispettosamente la lezione umilissima dello scetticismo anche nel giudizio estetico, come direbbe forse anche il solitario di Königsberg.

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