Villa Ottelio Savorgnan sul fiume Stella ad Ariis di Rivignano

Il sindaco, la noia e altri imaginifici pensieri

comune_romaCaro lettor di luglio,

parafrasando Ennio Flaiano si potrebbe dire che Marino Ignazio è il più grande sindaco “morente” d’Italia (il grande scrittore satirico definiva così il poeta Cardarelli, “morente”).

Mentre la più bella città del mondo è nel degrado, lui vara la terza giunta del suo corto mandato (che spero si interrompa presto). Incomprensibile nelle sue priorità (fu tra i primi sindaci a creare i registri inutili delle unioni civili), non si è accorto di avere ereditato da Alemanno (il peggior sindaco della storia romana, comprendendo anche i prefetti del pretorio imperiali) i rapporti con “mafia capitale”, cioè con quei gentiluomini che facevano affari a “destra” e a “mancina”; non si è accorto che la città è sporchissima e bucherellata; che i trasporti pubblici sono allo sbando: queste le priorità, caro (non nel senso confidenziale) Marino! Altro che i sorrisi sbilenchi nelle unioni civili celebrate con fascia tricolor in Campidoglio!

Si sarebbero vergognate perfino le oche  di Bruto e Collatino, vedendo le sue performance, sindaco!

Mi fermo, per osservare come anche una grande campionessa del politicamente corretto si stia spendendo, fuori delle sue prerogative istituzionali, a difesa di questo sindaco, la presidenta della Camera dei Deputati. Coerente con le sue ritmiche e immancabili gaffes,  Bodrini perora la causa di Marino sostenendo che bisogna lasciarlo lavorare. Conferma titolo!, dear presidenta, campionessa di interventi inopportuni.

Meno male che a Roma c’è il papa e il prefetto Gabrielli, cui è stata affidata la supervisione della Città in vista del Giubileo.

E intanto contemplo il verde intenso di queste giornate di piena estate, dopo che l’afa è finita e son tornate le brezze spiranti.

Basta prendere un’interpoderale qualsiasi dalle nostre parti, allontanarsi dalle strade trafficate, dai rumori non sempre necessari degli umani, dagli stridii insensati dei motociclisti, per riprendere a vivere, nonostante i campioni di cui sopra, ed altri simili a quelli, più vicini alle nostre contrade.

Ci si consola con poco, che è tantissimo, con la bellezza sempre nuova della natura gratuitamente data alla nostra ammirazione e al nostro rispetto. Non conviene angustiarsi più di tanto per le miserie umane, così evidenti in molti governi della cosa pubblica, perché altre cose umane destano meraviglia, come stamani quando nel grande ospedale, dov’ero per l’ennesimo controllo della mia salute, ho visto gentilezza e garbo, accoglienza e rispetto. Sono stato accolto e accompagnato fino alla saletta dove hanno effettuato il prelievo plurimo del mio sangue: lì non ho sentito neppure un piccolo dolore. Professionalità, umiltà, un sorriso, in mezzo a tanto male, non il mio, grazie a Dio: donne, ragazzi, con le cuffie per nascondere gli esiti indiretti delle cure severe.

Il sindaco e la baba come eccezione, la regola, invece, quello che è possibile contemplare con gratitudine, della natura e dell’essere umano.

Grazie.

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