Villa Ottelio Savorgnan sul fiume Stella ad Ariis di Rivignano

pappa, nanna, cacca, o dei “nuovi maschi” e anche, perché no, delle “nuove femmine”

horrorDa tempo nutro il severo dubbio che l’ominizzazione sia, non solo ancora in corso, e questo è pacifico, ma lo sia nella sua fase primaria, quella risalente a oltre un milione di anni fa.

Conosco infatti molti homines che hanno peculiari caratteristiche di erectus, ma del sapiens sapiens possiedono probabilmente solo la postura e la classificazione paleontologica. Costoro somigliano piuttosto ai bestioni-scimmie-non-ancora-nude dei primordi, essendo legati essenzialmente alla triade della nutrizione, del sonno e della liberazione dai residui fenomenologici della nutrizione stessa (vedi nel titolo), con qualche significativo accenno alla riproduzione animale (erezione ed emissione di gameti inseribili in locum fecundabilem et fecundandum).

Fuor di questa ipotesi paleo-neurologica forse un poco azzardata, divano, birra, partita e rutto libero di fantozziana memoria li caratterizza spesso, vittime (e carnefici ) di se stessi e di  un “politicamente corretto” oramai pervasivo: come agiscono son messi sotto accusa, vuoi per maschilismo, vuoi per presupponenza, ma soprattutto per immobile insipienza. Certamente hanno delle colpe: inerzia, autoreferenzialità, scontatezza e banalità delle opinioni, stereotipia comportamentale quasi compulsiva, e via crudelmente elencando, ma il dire mediatico li condanna senza appello.

E ora una cosa scorrettissima: di converso, abbiamo una pletora di donne emancipate che se la tirano e non fanno più le “donne con le gonne”: sono sempre fuori, non preparano la cena, non stirano, ecc., cosicché  con queste rappresentanti del sesso femminile l’equilibrio complementare naturale è quasi del tutto saltato. Si dice che i lavori domestici in carico alle donne sono un fatto culturale: certamente sì, e allora? Forse che la cultura, nell’ambito umano, non perfeziona e corregge la natura? Altra cosa è trovare un equilibrio tra i ruoli e i lavori, tra casa e fuori, tra maschi e femmine. Queste donne hanno superato l’emancipazione femminile e sono già ferocemente incamminate lungo la competizione imitativa del maschio, forse non accorgendosi di stare perdendo alcune caratteristiche fondamentali dell’essere femminile, e ignorando che non si può impunemente violare -a livello umano- il principio di non contraddizione (cf. Aristotele) che impedisce di essere e non-essere nello stesso tempo e luogo una cosa e il suo reciproco (femmina e maschio, nel caso), e che lo stesso principio di non contraddizione diventa perfino assurdo se si considera il punto di vista assoluto (cf. Severino, Barzaghi): non si può essere maschi-femmine, mai, pur ammettendo la possibilità di condizioni intermedie di carattere bio-psicologico, ma questo è un altro discorso.

Accade che, se da un lato abbiamo un maschio intimidito e incapace di “fare il maschio” (e conseguentemente anche il padre) senza arroganza, ma non nascondendosi dietro le gonne metaforiche delle “loro” donne, dall’altro abbiamo una femmina quasi ormai prepotente e arrivista come il peggior competitor dell’altro sesso.

E infine: se da un lato è giusto riconoscere i diritti delle “unioni civili” (non dei “matrimoni gay”, nonsense terminologico-semantico-concettuale, ancorché meschina e squallida furbizia politica), dall’altro è il caso di chiedersi se l’attuale “cultura sociale” sia in grado di rappresentare un soddisfacente equilibrio naturale. Se poi qualcuno ci spiegherà che tutto ciò che accade è frutto dell’evoluzione, alzerò le mani considerando anche la situazione sintetizzata nel titolo, senza mai rassegnarmi a non combatterla, nel mio piccolo.

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