Villa Ottelio Savorgnan sul fiume Stella ad Ariis di Rivignano

L’io prevalente (anche se latente)

condizionamento…anche quando diciamo “noi”, caro lettore, a volte vi è un io-prevalente. Si percepisce, si intende tra le righe, è ivi insito, appare e scompare come un fantasma, ma c’è. Il noi è pronome comprendente l’io (anche come parziale anagramma interno, mi suggerisce Daniele), è avvolgente, democratico, spiritualmente crasico, gradevole, solidale, ampiamente sdoganato da tutte le culture, anche da quelle autoreferenziali.

Il “noi” talvolta imbroglia, perché si nasconde dietro un’area e un’aura di cultura partecipativa: in idioma veneto “gavemo dito, gavemo fato“, abbiamo detto, abbiamo fatto, ma, in realtà, s’intende “ho detto, ho fatto“, molto spesso. Tutto ciò sembra un po’ dietrologico e forse quasi paranoide, ma non  così: se si osservano bene i dicitori del “noi”, ci si accorge che spesso sono persone arrivate, persone di successo, che hanno stanziato doti psicologico-relazionali di prim’ordine in quanto a efficacia, e capacità sintetiche e operative di tutto riguardo. Ne troviamo in ogni ambito, da quello laico a quello ecclesiale, da quello politico a quello aziendale: ovunque allignano i dicitori del “noi”, capaci della giusta enfasi condivisorio-motivazionale, per spronare, spingere, catalizzare, lavorare per “vincere insieme”.

Di questa enfasi falso-comunitaria sono campioni i manipolatori della PNL (Programmazione Neuro-Linguistica) estremistica sposata da alcune organizzazioni commerciali, tipo multilevel, dove moltissimi “facchini” portano acqua al mulino dei pochissimi che girano in Ferrari, esemplificando simbolicamente il successo raggiunto (loro dicono, facilmente). Non per dire che i dicitori del “noi” sono tutti manipolatori, ma certamente sono persone che hanno manifestato un certo carisma, per cui non gli occorre più sottolineare il loro agire con l’uso del pronome “io”, che a quel punto sottenderebbe una  sopravvenuta insicurezza e calo di autostima.

Poi vi sono quelli che usano il pronome della prima persona singolare a ogni occasione: quelli che hanno fatto sempre prima di te quello che gli stai raccontando, oppure che “conoscono sempre qualcuno che l’ha già fatto”. A me questi secondi fanno un sacco di rabbia, perché non danno mai soddisfazione, ti sembra non facciano mai attenzione al tuo racconto, sono sempre altrove, non sono mai concentrati su quello che stai dicendo, perché stanno già pensando a quello che devono dire loro, possibilmente sminuendo la tua esperienza.

Costoro, maschi e femmine che siano, sono tra i peggiori pedagoghi che si conoscono, campioni di disistima e di danneggiamenti dell’identità altrui, specialmente dei ragazzi e dei giovani, di cui possono essere anche, incidentalmente, genitori.

Smascheriamo i primi e soccorriamo i secondi, se sono disponibili a farsi aiutare.

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