Villa Ottelio Savorgnan sul fiume Stella ad Ariis di Rivignano

in cammino

in camminoGloria in excelsis Deo et in terra pax hominibus. cogliendo nella giornata incerta di settembre, penultimo giorno dell’estate, lo sguardo della montagna.

In cammino.

Mentre nel mondo accadono gli obbrobri e in Italia le facezie, noi saliamo.

Mentre nel Vicino Oriente, tra petrolio e religione, si ammazzano esseri umani, e in Italia vecchie idee rallentano il cammino, noi cerchiamo oltre le nuvole.

Mentre la debolezza prende le persone in basso, noi siam preda da libido locutoria: parliamo accompagnando i passi, e Alberto di salite leggendarie lungo la parete di Nord-Ovest del Civetta, lui stesso valente rocciatore.

Mentre i tg son pieni della noia dei partiti, dove figure ammorbano deliri di stantio, noi parliamo di Piussi e di Cassin, di Tissi e Emilio Comici, eroi di storie silenziose delle pareti immense; sui giornali imperversano le facce dei bersanicamussocofferatibindicivativendolacivatisalvinigasparriecasaleggio (chi son costoro?). Dormo in ispirito.

Torre TriesteSi sale si sale con il ritmo suggerito dal cuore e dai polmoni, nell’aria di fine estate, già fresca. E i conversari si fanno e si perdono nel silenzio, distanti dal mondo polemico e dal mondo della guerra, distanti dai conflitti interiori, vòlti alle altissime cime silenti, alle nuvole mobili che salgono dalla valle e si perdono negli anfratti profondi delle gole.

Al Rifugio il ristoro e lo sguardo al profondo abisso che precipita fino all’occhio verde del lago. Tant’anni fa vidi l’abisso dalla cima del monte, duemila metri più sotto, oggi solo mille. Ma bastano. Tempo è passato e tempo viene nella discesa, quando si incontra l’agnello bianco che scompare tra i mughi.

Si scende in silenzio dopo tante parole scambiate senza tema di secondi fini, dietrologie, convenienze, per pura amicale continguità nella fatica.

Il tempo si è mostrato in tutta la sua misteriosa dimensione, talora dilatandosi talaltra diventando puntiforme, come in un annichilamento. Nihil est in intellectu quod non sit in sensu, scrivevano gli scolastici medievali. Esseri umani unitari in mente-corpo, come insegna l’antico apologo di Menenio Agrippa, che tutti gli arrivisti invidiosi dovrebbero rimeditare, o meditare ab initio, se non l’hanno mai fatto, come son portato a pensare.

Agli ultimi tornanti si incontra il torrente, lo scroscio d’acque bianco-turchesi, e infine un ristoro nel lindo paese montano, dove risuona un richiamo da decenni addietro: “Renato, sei tu?” Il batterista e il chitarrista di un’altra vita.

Il kairòs è l’unico tempo vero.

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