Villa Ottelio Savorgnan sul fiume Stella ad Ariis di Rivignano

le “realtà” parallele

disconnessioniCari ragazzi (che eventualmente intercettate il mio blog),

qui ho trattato varie volte il tema della “presenza a se stessi”, o della consapevolezza di vivere soggettivamente, ciascuno, la propria incomparabile e unica e irriducibile vita.

Ho proposto la tesi dei “due sguardi”, o a) dell’esigenza di avere presente il senso del “presente-che-scorre”, dal nostro mero punto di vista, e che va vissuto pienamente come “verità” inconfutabile dell’esistenza, e b) dell’altra esigenza di pensare alla vita anche come a un projectum, a un progetto che collocato in una prospettiva ragionevole, non di decenni, ma di mesi, di qualche anno: studio, mi laureo, seguo le mie passioni vere, cerco un lavoro per cui sono vocato e via dicendo.

Il primo sguardo serve per non essere presbiti di fronte alla vita, il secondo sguardo per non essere miopi. Per vedere le cose-come-sono, anche sbagliando, non come ce le fanno vedere gli altri o il poderoso e pericoloso sistema dei media totalmente intesi.

Ho anche scritto, diverse volte, della consapevolezza di sé e della concentrazione che si deve avere per arrivare a ottenere i traguardi che ci si pre-fissa con i “due sguardi”, connessi e integrati.

Ciò detto, ecco il tema di oggi e -un po’- la preoccupazione: essendo voi sempre connessi, continuamente in trasmissione, attenti bene, non in comunicazione-relazionale, che è possibile nell’essere umano solo con il dialogo empatico, nel quale si gioca l’emozione, la visione, la voce e la corporeità dell’altro, il rischio è quello di una vera e propria “dis-connessione” dalla propria realtà, dalla vita reale, scivolando verso una realtà fittizia, o virtuale, nella quale non vi sono gli ingredienti necessari per una relazione di verità tra di voi e con chiunque.

Questa situazione è poi aggravata dalla presenza di più interlocutori in contemporanea sui social nei quali navigate: in questo caso il rischio di essere esposti a forme, anche molto pericolose, di mobbing e di stalking, è molto alto. pensate ai casi tragici di molti ragazzini e ragazzine che si sono tolti la vita per queste “socio-persecuzioni”. Vigilate, ragazzi, vigilate!

Vi sono quindi due rischi principali: 1) nei più fragili e manipolabili, quello imitativo (anche di un videogioco), che può portare perfino alla più insensata violenza su di sé o sugli altri (vedi recenti fatti accaduti negli U.S.A. e non solo là); 2) un po’ in tutti quello confusivo, cioè uno stato nel quale è sempre più difficile gerarchizzare ragionevolmente le-cose-da-fare, e perfino le priorità logiche, mettendole in ordine, ad esempio: se voi, mentre state parlando de visu con qualcuno, siete sempre attenti al vostro cellulare, che ormai non squilla più, ma vibra, occhieggia, ammicca, trasmette qualcosa, e vi cattura, cosicché smettete di fatto di prestare attenzione al vostro interlocutore presente e vivo, e privilegiate lo strumento di comunicazione, entrate in un cortocircuito comunicazionale-relazionale dannoso, antipatico, negativo, e perfin pericoloso. Inoltre, così facendo, non solo mancate di educazione con chi sta parlando con voi, ma soprattutto (ed è la cosa più importante) non vi accorgete di star diventando -voi esseri umani intelligenti e autoconsapevoli- strumento manipolato dal mezzo di comunicazione. In altre parole il mezzo diventa fine e voi ne siete le vittime.

In questo modo si creano due danni: a) il primo è quello immediato, che consiste nell’alta percentuale di equivoci, incomprensioni, fraintendimenti… con le conseguenti e proporzionate incazzature e successivi circoli viziosi (un consiglio, leggetevi Pragmatica della comunicazione umana, di Paul Watzlavick, Beavin e Jackson, edito da Astrolabio), e b) il secondo concerne una ipotetica o probabile modificazione a livello neuronale e dei neurotrasmettitori, i cui effetti (positivi o negativi) non sono stati ancora studiati. Temo, però, che vi sia già qualche robusta perplessità sugli effetti questa connessione continua.

Un invito finale, dunque, non moralistico, ma solo razionale: pensateci, riflettete su quello che volete essere, immagino, liberi di ragionare e decidere di voi stessi e della vostra vita, senza condizionamenti di macchine o di gruppi, o di social purchessiano, vero?

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